Università di Parma e Milano insieme per esplorare il cervello dall’interno

A Parma, il workshop InTrace unisce ricerca e clinica per studiare il cervello con la registrazione intracerebrale.
Studiare il cervello dall’interno per comprenderne i meccanismi più profondi: è questo l’obiettivo del workshop “InTrace”, che per quattro giorni ha riunito a Parma scienziati e ricercatori provenienti anche dall’estero. L’iniziativa è stata promossa dall’Istituto di Neuroscienze del Cnr e dalle Università di Parma e Milano, nell’ambito del progetto Ebrains-Italy, infrastruttura di ricerca finanziata con risorse del Next Generation EU e del Pnrr.
Al centro del dibattito, l’utilizzo della registrazione intracerebrale per studiare l’attività del cervello: una metodica altamente sofisticata, ma di crescente diffusione, ritenuta oggi uno strumento cruciale per la ricerca neuroscientifica. “La registrazione intracorticale è una tecnica molto di nicchia, che si sta diffondendo – spiega Giacomo Rizzolatti, il neuroscienziato che negli anni ’90 coordinò il gruppo dell’Università di Parma che scoprì i neuroni specchio – e forse questo servirà per unire i vari gruppi, perché il problema maggiore è che i malati epilettici operati sono molto costosi e molto pochi. Il vantaggio è riuscire a costituire gruppi più grandi”.
All’incontro hanno partecipato medici, ricercatori, dottorandi, fisici e data analyst. “Vederli discutere insieme su un singolo tema credo sia un auspicio per il futuro, non solo dei pazienti, ma anche della ricerca – sottolinea Pietro Avanzini, dirigente di ricerca del Cnr e co-organizzatore dell’evento con Andrea Pigorini, docente di Neurofisiologia all’Università degli Studi di Milano –. Per affrontare le sfide che abbiamo davanti dobbiamo usare tutte le risorse disponibili”.
Pigorini spiega che “le registrazioni intracerebrali vengono eseguite su pazienti con patologie farmaco-resistenti, in particolare epilettici. Prima dell’intervento chirurgico, si impiantano elettrodi in profondità, che i pazienti portano per giorni senza provare dolore o avere problemi, così da identificare con precisione il focus epilettico”.
Il workshop ha contribuito a consolidare un concetto fondamentale: “Fino a quando il mondo della ricerca non ha avuto accesso alle registrazioni intracerebrali – ricorda Avanzini – si ascoltava solo l’eco del cervello con registrazioni esterne”. Oggi, invece, questa nuova metodica rappresenta una risorsa straordinaria, sia per la diagnosi del singolo paziente sia per la comprensione dei meccanismi neurali, offrendo così nuove prospettive anche per affinare strumenti clinici e diagnostici futuri.