Lavoro e laureati: 70% dei laureati all’Università Statale di Milano impiegati entro tre anni dal titolo

Secondo uno studio, il 70% dei laureati all’Università Statale di Milano trova lavoro entro tre anni, con differenze tra tipologie di contratti e avviamenti qualificati.
A tre anni dalla laurea, il 70% dei laureati dell’Università degli Studi di Milano ha trovato un’occupazione. Tuttavia, se si considerano solo gli “avviamenti qualificati” – che includono esclusivamente attività retribuite e non percorsi di formazione post-laurea come tirocini, praticantati, dottorati e specializzazioni – la percentuale scende al 60%. Questi dati provengono da uno studio condotto da Pts, società di consulenza strategica nel mercato del lavoro, in collaborazione con il Centro per l’Orientamento allo Studio e alle Professioni dell’Università di Milano, e si basano sull’analisi dei percorsi lavorativi di quasi 60.000 laureati dell’ateneo tra il 2016 e il 2021, usando le comunicazioni obbligatorie del Sistema informativo lavoro.
Lo studio rivela anche la rapidità con cui i laureati trovano impiego: il 59% degli avviamenti totali avviene entro sei mesi dalla laurea, mentre un ulteriore 18% tra i sei mesi e un anno. Nel complesso, oltre il 75% dei laureati trova lavoro entro i primi 12 mesi, e solo il 23% nei successivi due anni. Guardando ai soli avviamenti qualificati, i dati mostrano che il 36% trova lavoro entro sei mesi, seguito da un 24% tra sei mesi e un anno, mentre il restante 40% trova occupazione qualificata nei due anni successivi.
I laureati triennali e magistrali sono i più veloci a ottenere un impiego entro sei mesi, raggiungendo entrambi il 32%, rispetto al 26% dei laureati a ciclo unico.
All’ingresso nel mercato del lavoro, soltanto l’8% dei laureati ottiene immediatamente un contratto a tempo indeterminato. Prevalgono invece i contratti a tempo determinato (45%) e i tirocini extracurriculari (26%), seguiti dai contratti parasubordinati (6%), dai contratti di somministrazione (9%) e dall’apprendistato (6%). Per gli avviamenti qualificati, si riscontra una maggiore presenza di contratti a tempo indeterminato (13%), apprendistato (15%) e contratti a tempo determinato (55%). Nei dettagli, i contratti a tempo determinato sono più comuni tra i laureati triennali (57,6%), così come i contratti di somministrazione (10,5%), mentre per i laureati magistrali e a ciclo unico si notano percentuali più alte di contratti parasubordinati (10%). Per i laureati a ciclo unico sono più frequenti i contratti d’apprendistato (20,7%) e a tempo indeterminato (14,6%).
Il 68,3% delle professioni iniziali ricade nelle categorie impiegatizie, tecniche, specialistiche o dirigenziali, percentuale che sale al 71,3% per gli avviamenti qualificati. In particolare, le professioni impiegatizie costituiscono il 19,2% degli avviamenti complessivi, e le professioni commerciali e nei servizi il 17,2%. Queste due categorie scendono rispettivamente al 18,8% e al 14,7% considerando solo gli avviamenti qualificati. Per le professioni specialistiche, si osserva una maggiore incidenza tra i laureati magistrali (36,8%) e a ciclo unico (39,7%), mentre per i laureati triennali sono prevalenti le professioni tecniche (26,9%).
Anche per i laureati a ciclo unico emergono percentuali maggiori di impiegati (22,1%), mentre tra i laureati triennali è più alta la quota di professioni commerciali (22%) e operative (7,3%).
Un’ulteriore parte dei laureati accede al mercato del lavoro attraverso percorsi alternativi, come attività autonome o imprenditoriali, non rilevabili dalle comunicazioni obbligatorie. Tra i laureati di facoltà come giurisprudenza, medicina e chirurgia, medicina veterinaria e scienze motorie, il 50,5% avvia un’attività professionale autonoma. Un altro 38% dei laureati non compare nelle comunicazioni obbligatorie poiché prosegue gli studi, con punte più alte in facoltà come biotecnologia, mediazione linguistica e culturale, scienze e tecnologie, scienze politiche, economiche e sociali, e studi umanistici. Infine, circa il 10% dei laureati sceglie di trasferirsi all’estero per studio o lavoro.
Lo studio evidenzia anche una differenza di genere significativa: i contratti a tempo indeterminato sono più frequenti per i laureati uomini (15,2%) rispetto alle laureate donne (11,9%), che ricevono più spesso contratti a tempo determinato (57,2% per le donne contro il 52,2% degli uomini) e tirocini (27,5% per le donne contro 24,1% degli uomini).