Prime immagini da Solaris, l’osservatorio italiano in Antartide

L'antenna radio dell'osservatorio Solaris

Solaris studierà le regioni più turbolente del Sole per monitorare brillamenti e tempeste geomagnetiche con strumenti avanzati.

Solaris, il nuovo osservatorio italiano in Antartide, ha catturato le prime immagini del Sole nelle onde radio ad alta frequenza. Questo ambizioso progetto, ancora nelle fasi iniziali, consentirà di analizzare le regioni più turbolente dell’atmosfera solare, dove si originano brillamenti ed espulsioni di massa coronale, fenomeni responsabili delle tempeste geomagnetiche quando colpiscono la Terra.

L’osservatorio è coordinato dall’Istituto Nazionale di Astrofisica, dall’Università di Milano e dall’Università di Milano-Bicocca nell’ambito del Piano Nazionale di Ricerca in Antartide. Collaborano anche l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Roma Tor Vergata, l’Università di Roma Tre, l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Aeronautica Militare Italiana, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Consiglio Nazionale delle Ricerche.

“La possibilità di monitorare, comprendere e prevedere i fenomeni solari e il loro impatto sull’ambiente spaziale e sul nostro pianeta è una sfida di crescente importanza”, afferma Alberto Pellizzoni dell’Inaf, responsabile scientifico di Solaris. “Dopo quasi dieci anni di lavoro, vediamo finalmente i primi risultati”, aggiungono Francesco Cavaliere e Marco Potenza dell’Università di Milano. “Il cammino è ancora lungo, ma i primi dati sono molto incoraggianti, soprattutto considerando le risorse limitate a disposizione”.

L’Antartide è stata scelta come sede del progetto per la sua atmosfera estremamente limpida, dovuta alla bassa umidità, e per la lunga esposizione solare durante l’estate australe, che permette un’osservazione continua per oltre 20 ore al giorno. Per garantire un monitoraggio costante nel resto dell’anno, altri strumenti saranno installati nell’emisfero settentrionale, in particolare sulle Alpi, presso l’Osservatorio climatico Testa Grigia del Cnr in Valle d’Aosta a 3.500 metri di altitudine, e successivamente in Scandinavia e nelle regioni artiche.