Università di Trento, nuovi studi sul disturbo bipolare negli adolescenti

Alessandro Grecucci, docente di Neuroscienze affettive e cliniche presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento

L’Università di Trento guida una ricerca sul disturbo bipolare giovanile con tecniche innovative di intelligenza artificiale

I disturbi dell’umore, della personalità e quelli legati all’ansia possono incidere profondamente sulle relazioni interpersonali e sociali di chi ne soffre, specialmente quando si manifestano nei primi anni dell’adolescenza. Riconoscerli tempestivamente e intervenire con cure mirate può ridurne significativamente l’impatto sulla crescita e sul futuro dei pazienti. È questo l’obiettivo di una serie di ricerche, tra cui lo studio appena pubblicato sulla rivista NeuroImage, guidato da Alessandro Grecucci, docente di Neuroscienze affettive e cliniche presso il Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive dell’Università di Trento.

Un gruppo internazionale di neuroscienziati e radiologi provenienti da Italia, Cina e Stati Uniti ha analizzato pazienti bipolari tra i 12 e i 19 anni. Fino a oggi, la maggior parte degli studi si è concentrata sugli adulti o ha utilizzato strumenti analitici con numerosi limiti. Intercettare precocemente questi disturbi consente di intervenire prima e di garantire una qualità della vita migliore una volta diventati adulti. La ricerca ha messo in luce importanti anomalie sia funzionali che strutturali nei giovani affetti da bipolarismo.

“Dal punto di vista clinico, comprendere queste patologie nelle fasi iniziali dello sviluppo permette di creare biomarcatori per diagnosi rapide e terapie mirate, ad esempio basate sulla neuro stimolazione”, afferma Alessandro Grecucci. “Quanto prima viene individuato e curato il disturbo, tanto minori saranno le sue conseguenze. Spesso i pazienti arrivano a una diagnosi molto tardi, dopo aver accumulato ostacoli scolastici, lavorativi e interpersonali. Noi vogliamo anticipare la malattia e offrire trattamenti più precoci ed efficaci”.

Grecucci intende anche approfondire come lo stato affettivo influenzi le funzioni cognitive in relazione alla fase della malattia. Il disturbo bipolare si manifesta infatti con fasi depressive e maniacali, caratterizzate da schemi affettivi, cognitivi, comportamentali e relazionali completamente diversi. “Capire come l’affettività alteri profondamente la cognizione è fondamentale per avanzare nella comprensione della mente umana e nel dibattito sul legame tra emozione e ragione”.

Un ulteriore aspetto che lo studio intende esplorare è la dissociazione tra struttura e funzione del cervello. “Nel disturbo bipolare si verifica un fenomeno unico: lo stesso cervello, invariato dal punto di vista strutturale, può funzionare in modalità opposte a seconda che il paziente si trovi in fase depressiva o maniacale. Studiare questa dissociazione può migliorare la nostra comprensione del rapporto struttura-funzione del sistema nervoso. Su questo stiamo concentrando nuovi approfondimenti”, spiega ancora Grecucci.

Innovativa è anche la metodologia usata nella ricerca, condotta nel laboratorio Clinical and Affective Neuroscience Lab diretto da Grecucci presso il Dipsco, dove sono stati impiegati strumenti avanzati di intelligenza artificiale. Questi sistemi combinano dati funzionali e strutturali del cervello per elaborare modelli predittivi attraverso il data fusion machine learning. Lo studio, dal titolo “Joint resting state and structural networks characterize pediatric bipolar patients compared to healthy controls: a multimodal fusion approach”, è stato pubblicato sulla rivista NeuroImage.